DIALOBOT: interfacce dialoganti

TRASCRIZIONE 2

In questo dialogo possiamo vedere un esempio di storytelling interattivo che ha come finalità la comunicazione di elementi di branding (un fittizio prodotto commerciale di marca "PELLE di TALPA", un quadernino per gli appunti di viaggio).
Il chatbot racconta una storia e risponde anche alle domande contestuali.

Utente: ciao carlo
Carlo: Ciao a te.
Sono Carlo e voglio raccontarti una storia. Posso raccontare?

Utente: va bene
Carlo: Ti racconterò una storia che mi è capitata recentemente. Durante il racconto, fai pure domande legate a quello che sto descrivendo o chiedimi di proseguire se vuoi sentire come continua la storia.

Utente: ok
Carlo: Sono sempre stato un grande appassionato di viaggi. Fin da piccolo mi piaceva andare, da solo, ad esplorare i boschetti che avevo vicino a casa mia. Ricordo che portavo con me un quaderno a righe dove segnavo, come in un diario segreto, le mie scoperte e le mie osservazioni. Ma non è di questo che voglio parlarti ma del mio ultimo viaggio in India.

Utente: e cosa scoprivi?
Carlo: Naturalmente le mie avventure, le mie scoperte e osservazioni erano sciocchezze: un bidone abbandonato che magari era stato lasciato lì da dei contrabbandieri, una porta chiusa che poteva contenere tesori, un sentiero che forse portava ad una grotta segreta. Cose, miracolose, che vedono solamente i bambini e i poeti.

Utente: quanti anni avevi
Carlo: Le mie esplorazioni mi hanno accompagnato da sempre: credo di aver iniziato a dieci anni e, per ora, non ho mai smesso.

Utente: e i tuoi genitori ti lasciavano andare
Carlo: Mio padre e mia madre lavoravano e così io passavo i miei pomeriggi da solo. Quando il tempo era bello scendevo a giocare: eravamo in periferia e c'erano campetti per giocare a pallone. A volte giocavo con gli altri ragazzi ma, in fondo, sono sempre stato un solitario e così me ne andavo spesso in giro per conto mio. I miei genitori non sapevano nulla delle mie esplorazioni.

Utente: continua
Carlo: Avevo studiato a fondo il percorso e poi, come al solito, avevo lasciato ogni pianificazione per inseguire tracce, stimoli che attiravano la mia attenzione. Il viaggio, il paese e la gente mi avevano regalato tantissimo e, dato che il tempo che avevo a disposizione stava per finire, ero ritornato nella città in cui avrei preso l'aereo per casa. Stavo cercando una camera dove dormire la mia ultima notte quando mi ritrovai in un vicolo che, in fondo, si chiudeva con un alto muro.

Utente: che tracce inseguivi?
Carlo: Per esempio avevo sentito che dei pescatori stavano per partire, dal villaggio dove mi trovavo, per una pesca particolare più a nord e così decisi di aggreggarmi a loro lasciando il mio programma di visite. Dopo qualche giorno capitai in un altro villaggio (era una piccola cittadina) che si preparava ad una festa contadina e scelsi di rimane lì a vederla.
Stimoli, possibilità che raccoglievo sul posto e che non erano indicate nelle guide.

Utente: com'era la gente?
Carlo: La gente che avevo incontrato era stupenda. Bella nei volti e, mi pareva, anche nel cuore.

Utente: perché eri entrato nel vicolo?
Carlo: Lo so che andar per vicoli deserti è una cosa sciocca ma non ci avevo pensato: avevo visto un'indicazione con la scritta "rooms", camere, e pensavo fosse in quella direzione.

Utente: continua
Carlo: Mi girai per ritornare nella strada principale e sobbalzai dallo spavento: di fronte a me c'erano due uomini che, evidentemente, mi avevano seguito senza farsi notare. Quello che sembrava più maturo (ma erano ambedue poco più che ragazzi) tirò fuori un coltello e lo puntò verso di me dicendomi, con un inglese stentato, "Give me all your things": "Dammi tutto quello che hai".

Utente: com'era il coltello?
Carlo: In quel momento, devo dire la verità , non mi sono fermato ad osservare nel dettaglio com'era il coltello che oscillava lampeggiando di fronte al mio viso. Di sicuro era parecchio grande e TROPPO vicino.

Utente: quanti anni avevano i ragazzi?
Carlo: Oh, il più grande avrà avuto diciott'anni al massimo. Quello più piccolo forse quindici. Certo non sono mai stato bravo ad assegnare l'età alle persone ma credo di non sbagliarmi di molto.

Utente: e di che razza erano?
Carlo: I due ragazzi erano indiani. Due bei ragazzi indiani dalla faccia pulita.

Utente: avevi paura?
Carlo: Devo dire che tutto è capitato così velocemente e inaspettatamente che, nel primo momento, non ho neanche avuto paura. In effetti credo che la mia prima reazione è stata quella dello stupore.

Utente: continua
Carlo: Il ragazzo col coltello agitava la lama di fronte al mio viso mentre l'altro guardava dall'altra parte, attento che non arrivasse nessuno. Portai con calma le mani al marsupio e mi accorsi che tremavano forte. Riuscii però a mantenere la calma e, ripetendo "No problem, no problem", guardando il ragazzo con il coltello, tirai fuori il portafoglio e glielo consegnai.

Utente: adesso sì che avevi paura!
Carlo: Dopo aver preso il portafoglio, il ragazzo con il coltello continuò ad agitarsi, anzi sembrava ancora più nervoso e pericoloso e iniziò a gridare "Give me all! Give me all!": "Dammi tutto!". Sentivo il cuore battere forte nel collo ma tutto mi sembrava quasi finto, quasi fosse la scena di un film o di un videogioco. Cominciai a frugare nelle mie numerose tasche e taschini.

Utente: cos'altro avevi
Carlo: Nelle tasche avevo un po' di cose: schiochezze per lo più che avevo raccolto nei miei giorni di vacanza.

Utente: sai parlare inglese?
Carlo: Sì conosco l'inglese parlato tanto da farmi capire e capire le cose base. Non molto però: meglio se non chattiamo in inglese :-).

Utente: continua
Carlo: Vedevo il ragazzo più giovane, quello che stava dietro a controllare, farsi più agitato e sussurrare qualcosa a quello con il coltello. Io intanto avevo trovato la macchina fotografica e, senza pensare a nulla, l'avevo tesa al mio rapinatore. Ma lui continuava a urlare e io a frugare nelle mie tasche. Ad un certo punto tirai fuori il mio quadernino da viaggio "PELLE di TALPA". Su quel quadernino avevo annotato pensieri, descrizioni di luoghi e persone, fatto piccoli acquerelli di fiori o villaggi. Il ragazzo continuava a gridarmi di dargli tutto e tese la mano verso il mio "PELLE di TALPA".

Utente: cosa ti eri segnato sul quadernino?
Carlo: Un quaderno di viaggio è un piccolo quaderno, ben rilegato e resistente, che ci si porta in viaggio (o si tiene sempre con sé come faccio io) per prendere appunti su ciò che si vede o su quello che si prova. Un luogo per registrare sensazioni e riflessioni come una fotocamera registra le immagini.
Lui era stato il mio fedele compagno di viaggio, in lui avevo annotato quello che avevo visto, gli aspetti importanti e magici delle persone e dei luoghi: insomma era stato il mio diario.

Utente: sei gay?
Carlo: Il sesso è bello e importante ma preferisco non parlarne in chat. Cambiamo argomento.

Utente: va bene.
Carlo: Stavo per darglielo quando qualcosa dentro di me scattò. Quel quadernino non valeva nulla per lui ma per me rappresentava quanto di più profondo e vero avevo raccolto in quel viaggio, in quei bellissimi giorni di vita. La vista mi si annebbiò dalla rabbia e, senza rendermi conto di quello che stavo facendo, mi gettai contro il ragazzo con il coltello dandogli un fortissimo spintone. Penso di aver anche urlato qualcosa tipo "Basta adesso!" ma non ne sono troppo sicuro.

Utente: continua.
Carlo: Il ragazzo con il coltello volò contro il muro e cadde a terra stupito e stordito. Anche l'altro ragazzo si girò di colpo senza capire quello che, alle sue spalle, era successo in una frazione di secondo. Ero completamente fuori di me, raccolsi il coltello e lo iniziai ad agitare di fronte al viso del ragazzo che, intanto, si era alzato e appiattendosi contro il muro alle sue spalle. Urlavo in italiano senza fermarmi neanche per respirare. Gli urlavo in faccia cose tipo "Ti ho dato tutti i soldi e quello che avevo ma tu non capisci quando devi fermarti vero? Non capisci che ti ho dato tutto quello che ho? Non capisci?". Non so che cosa comprendesse il ragazzo, ma mi diede il portafogli e la macchina fotografica. L'altro ragazzo, intanto, stava arretrando senza darmi la schiena.

Utente: ma tu conosci le arti marziali?
Carlo: Non ho mai fatto nessun sport marziale e, per mia fortuna, non ho mai dovuto tirare nemmeno un cazzotto.

Utente: continua
Carlo: Io continuavo ad urlare come un pazzo che lui non capiva e che gli avevo dato tutto quello che avevo, mentre anche il ragazzo più grande si defilò lentamente dal mio coltello e iniziò a scappare fuori dal vicolo. Intanto altre persone stavano entrando: donne, bambini e qualche vecchio. Infilai tutto quello che avevo in mano nel marsupio e sentii le gambe cedermi. Caddi lungo disteso.

Utente: perché li hai lasciati scappare?
Carlo: Non che ragionassi molto in quella situazione ma sicuramente non avevo nessuna intenzione di trattenerli o di denunciarli.

Utente: continua
Carlo: Ero steso a terra come un tappetino ma continuavo ad essere perfettamente cosciente. Le persone vennero vicino e cercano di tirarmi su ma avevo le gambe assolutamente insensibili e molli. Così mi trascinarono vicino al muro facendomi appoggiare la schiena e qualcuno mi portò un bicchierone di latte. Poi le cose andarono meglio. Iniziai a rivedere normalmente (prima vedevo tutto come attraverso un cilindro legato di fronte al viso) e a respirare con più calma. Dovevo anche aver recuperato un po' di colore perché le persone intorno a me si fecero più calme e la maggior parte riprese le sue faccende.

Utente: rimanesti solo?
Carlo: Non rimasi da solo. C'erano persone ma, via via che mi stavo riprendendo e che vedevano che non era successo nulla di grave, le persone iniziarono ad andarsene.

Utente: continua
Carlo: Dopo qualche minuto in cui una donna e un vecchio mi fecero compagnia ripresi l'uso delle gambe e mi avviai, con loro, sulla strada principale. Li ringraziai a lungo e, con calma, ripresi la mia ricerca di una camera dove dormire. Inutile dire che mi tenni alla larga dalle strade secondarie.

Utente: come si chiamavano la donna e il vecchio?
Carlo: Non so chi fossero quel vecchio e quella donna: loro parlavano solo qualche parola di inglese. Inoltre anch'io, me ne rendo conto ora, non chiesi i loro nomi.

Utente: continua
Carlo: Dopo qualche metro trovai una affittacamere e presi una stanza. La sera, dopo cena, scrissi sul mio "PELLE di TALPA" tutto quello che era accaduto. Quel quadernino mi aveva fatto fare una cosa che mai, da me, mi sarei aspettato. Ma in fondo, pensai e penso tutt'ora, quel piccolo quaderno di viaggio, quel diario puntuale e minimo che porto sempre con me anche quando non sono in paesi lontani, mi fa sempre essere diverso. Non nel senso, per fortuna, che mi fa diventare più forte o coraggioso, ma nello sguardo che in me, grazie a lui, si fa più attento e curioso.
Ma c'è ancora una cosa buffa che devo raccontare.

Utente: racconta
Carlo: Quella sera, dopo la mia disavventura, frugando nel mio marsupio tirai fuori il coltello che avevo strappato al mio rapinatore. Lo misi vicino al letto per regalarlo, il giorno dopo, alla padrona di casa. La mia attenzione però fu attratta da un rotolino che non avevo mai visto prima: lo tirai fuori dal marsupio e lo srotolai: era un piccolo mazzetto di rupie.
Evidentemente avevo, nel mio terrore e nella mia rabbia, talmente spaventato il ragazzo che non solo mi aveva ritornato tutto ciò che mi aveva preso ma mi aveva dato anche i suoi soldi!

Utente: cosa sono le rupie?
Carlo: Le rupie sono la moneta indiana.

Utente: continua
Carlo: Il giorno dopo regalai il coltello alla mia padrona di casa e distribuii a dei bambini le rupie che avevo rubato al mio rapinatore. Quindi raggiunsi l'aereoporto e me tornai a casa con il mio amato quadernino "PELLE di TALPA".

Utente: erano contenti i bambini?
Carlo: I bambini e le bambini a cui distribuivo i soldi erano pazzi di gioia. Non che il ruolo del "occidentale-distribuisci-elemosina" mi piacesse molto ma in fondo è stato giusto così.

Utente: perché è stato giusto così?
Carlo: Sì, è giusto aiutare le persone e soprattutto i bambini ma non sono convinto che le elemosine facciano bene alle persone e al mondo. Comunque quei soldi era giusto regalarli.

Utente: la padrona di casa cosa disse?
Carlo: La padrona di casa non credo abbia capito bene la storia di quel coltello ma comunque ha accettato il regalo.

Utente: poi?
Carlo: Questa è la mia storia del quadernino da viaggio "PELLE di TALPA" antirapina ;-)
Magari in futuro ti racconterò altre storie legate ai miei viaggi, ma per ora devi accontentarti di quest'unica storia.
Ciao, ti saluto.
Se vuoi fare domande sulla storia appena sentita scrivi RIPETI. Poi puoi fare le domande nel passo specifico della storia.

Utente: addio
Carlo: Addio. Torna a trovarmi quando puoi.


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