DIALOBOT: interfacce dialoganti
chatbot

DOMINIO APERTO

I chatbot che hanno come obiettivo la chiacchiera da bar, da chat passatempo, devono avere un dominio di conoscenze aperto: essere cioè capaci di capire tutto, di rispondere in modo sensato su tutto. Molti dei chatbot sviluppati con questo scopo raggiungono in parte questo obiettivo ma parlando di tutto finiscono per non dire niente di rilevante.
Il Test di Turing non è ancora superabile perché richiede un complesso sistema linguistico e semantico, una conoscenza dei significati e dei significanti, dei modi di dire, della conoscenza umana e della logica.
Per questo motivo la ricerca sui chatbot si è, in qualche modo, arenata proprio come, negli anni 80-90, le ricerche sulla strong AI che cercava di creare programmi veramente intelligenti (il nuovo approccio, quello della weak AI, cerca invece di creare programmi che abbiano "semplicemente" delle funzionalità intelligenti).

DOMINIO CHIUSO

Esiste anche un altro approccio, legato ai sistemi di dialogo più che ai chatbot veri e propri, che si pone come obiettivo di costruire sistemi in grado di dialogare su obiettivi molto specifici. Tali sistemi, che operano quindi su un dominio del linguaggio estremamente chiuso e limitato, sono quelli legati alle tecnologie VoiceXML e a tutti i call center automatici.
Escludendo i problemi legati ai riconoscimento vocale che adesso non sono rilevanti, questo approccio è efficace ma utilizzabile solamente per compiere obiettivi estremamente specifici (una transizione bancaria, la prenotazione di un biglietto ecc.)

chatterbot

DOMINIO DELIMITATO

Esiste però una strada intermedia che alcuni ricercatori e alcuni prodotti commerciali stanno cercando di esplorare: il dominio di conoscenza delimitato.
Non si costruisce un sistema per dialogare su uno specifico compito (sistema task-oriented) né si tenta di costruire un chatbot capace di parlare su tutto (test di Turing) ma si crea un programma in grado di condurre una conversazione libera su un dominio specifico, su un argomento specifico: si costruisce cioè un assistente virtuale su quel argomento.

ESEMPI

Con l'approccio del dominio limitato si sono iniziate a sviluppare applicazioni in grado di dialogare e di aiutare efficacemente gli esseri umani. Nel mondo della ricerca è possibile per esempio citare un Hans Christian Andersen virtuale in grado di dialogare sulla sua produzione letteraria (progetto europeo NICE), gli studi di interfacce narrative dell'azienda SAP o i prototipi di intelligent tutoring (Kerly A., Phil Hall b, Susan Bull. (2007). Bringing chatbots into education: Towards natural language negotiation of open learner models.).
Un elenco più dettagliato degli assistenti virtuali (come IKEA in Europa, Esercito USA, aiuto ai disabili in Spagna, informazioni universitarie in Germania ecc.) che utilizzano questo approccio è presente nella sezione "cosa servono".

Le interfacce dialoganti di Dialobot sono proprio dei chatbot che agiscono su un dominio delimitato: non tentano di essere intelligenti ma aiutano, comprendendo il linguaggio naturale legato ad uno specifico ambito, gli utenti a trovare informazioni o a fare delle cose.
Un breve riassunto di questa carrellata teorica si trova nelle conclusioni.


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